Dieci a zero per la didattica

Dieci punti per usare i dispositivi mobili personali a scuola. La commissione del Miur di cui ho fatto parte (onorata) ha prodotto un documento e come anteprima è stato pubblicato quello che i giornalisti hanno già battezzato "il decalogo sui device a scuola". Prima di fare l'insegnante facevo un altro mestiere. Quando ero bibliotecaria e direttrice di biblioteca mi sono occupata di progetti di digitalizzazione, all'avanguardia per l'epoca (parliamo del 2000). Poi come bibliotecaria al Ministero dei Beni culturali sono stata la referente per le prime Mediateche italiane. E ancora prima, nel 1992, quando ancora ero una studentessa universitaria, vinsi una borsa di studio alla biblioteca del teatro Ateneo: mi sono ritrovata in un sala piena di computer a lavorare con immagini, audio e video da catalogare, in digitale naturalmente. Sono dodici anni che uso le tecnologie a scuola, cioè da quando ho cominciato questo nuovo mestiere. Anni di intenso lavoro, documentazione, monitoraggio, preparazione certosina di attività e valutazione, fotografie, filmati, registrazioni audio, confronti, progetti, viaggi. Un percorso affrontato sempre insieme agli studenti, mai contro, qualche volta con esperti esterni (scrittori, fumettisti, grafici, attori e registi, guide turistiche, artisti digitali, educatori, colleghi) e con un uso controllato e meditato dei dispositivi personali. E ora finalmente si restituisce dignità a tutto questo artigianato digitale, portato avanti qualche volta con il sostegno della scuola, ma spesso quasi in solitudine, al massimo in coppia. Basta con la scuola inchiodata ad un modello didattico che non funziona più e che ci trascina vent'anni indietro. Un po' di coraggio e di fiducia nel futuro, con i piedi ben piantati a terra. Ne scrivo qui. Parliamone.

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